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sabato 2 marzo 2013

L'AMICO DEGLI ELEFANTI


Sarà capitato a qualcuno di voi, almeno una volta nella vita, di visitare uno zoo.
Certo ai giorni nostri una spiccata coscienza ambientale ha contribuito non poco a rendere questi luoghi molto più accoglienti per gli animali di quanto non fosse nei tempi passati e chiunque abbia frequentto uno zoo ha certamente delle storie e delle suggestioni da raccontare; personalmente ogni volta che entro in uno zoo come per magia mi pare di trasformarmi nell’animale che sto ammirando e mi lascio coinvolgere in magnifiche avventure: dalla tarantola col ginocchio rosso che potrebbe annientarmi in pochi secondi all’incontro ravvicinato con il rinoceronte dalla corazza ruvida e calda.
Ma c’è una figura che ho sempre ammirato più di altre e non si tratta di un animale ma di colui che si prende cura degli animali e precisamente degli elefanti.
Vi siete mai avvicinati a un elefante quanto basta per sentirne l’odore, accarezzarne la pelle pelosa e farvi avvolgere dalla proboscide?
L’elefante è grosso, rugoso, lento e disciplinato: compie movimenti accurati e mirati, a dispetto dell’aspetto pachidermico. E’ intelligente e sa essere affettuoso e monello: i suoi occhi ti squadrano e ti inquadrano e capiscono che tipo sei.
La sua proboscide è come un braccio lungo lungo  che ti ritrovi nelle tasche alla ricerca di qualche dolcetto; è una mano che ti accarezza un po’ insistente e ti scompiglia la pettinatura, è un abbraccio morbido e dispettoso che ti avvolge e ti stringe a sè; la proboscide dell’elefante ti afferra e ti abbraccia, ti alza, ti spintona. L’elefante è un briccone curioso che infila la sua proboscide in ogni anfratto per annusare, toccare, assaggiare.
L’inserviente che si occupa dell’elefante sa che ha a che fare con un bambinone grande e grosso, goloso, tendenzialmente pacifico ma dall’umore mutevole che non dimentica i volti e le voci.
Occuparsi di un elefante non significa solo provveere al cibo o alla pulizia: per occuparsi di un elefante bisogna accettare di diventare suo amico e di farsi importunare dalla proboscide curiosa.

8 commenti:

  1. Discontinuo ma continuo a seguirvi a volte mi fate paura altre mi diverto. Gli animali degli zoo che preferivo erano gli ippopotami e le giraffe e anche se gli zoo di oggi sono migliori di quelli di un tempo vedere gli animali selvatici ridotti a muoversi in spazi comunque ridotti mi mette in ansia e non ci vado volentieri. Non mi piacciono nemmeno i circhi

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  2. Ciao Lupo, felice di ritrovarti! I circhi non piacciono nemmeno a me, soprattutto quelli di aese. Sugli zoo, invece, ho dovuto ricredermi; quando ero piccola erano davvero dei pollai ma poi ho visto quelli di Berlino, Londra e Zurigo e sono rimasta colpita per verietà, cura e dimensioni. Certo sono necessari corposi investimenti.

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  3. Mi chiedo come tu riesca a rendere un racconto anche la proboscide di un elefante....! Probabilmente riusciresti a trasformare anche un geko in un barman!!! ;)

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  4. io sono uno spirito libero, e come tale mal sopporto qualsiasi tipo di costrizione. il tuo racconto come al solito è stato intelligente e arguto, ma a me ha messo tanta tristezza. l'unico tipo di rispetto che "dobbiamo" a questi esseri viventi è la libertà. libertà di nascere e morire liberi, nella loro terra e in mezzo ai loro simili. una gabbia, anche se dorata, è sempre una gabbia. affettuosamente Ely

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    1. Le tue parole intercettano anche il mio sentire e quando ho visto il gufo chiuso in una voliera, sì gigante ,ma sempre chiusa, mi sono chiesta come vivesse. "Un uccello, ancorchè piccolo, è dotato di ali. Per volare", mi sono detta.
      Ricordo con nitidezza la prima volta che vidi un elefante dal vero: mi portarono allo zoo "a vedere gli elefanti che danzavano". Me lo ricordo ancora oggi come un'esperienza sgradevole e il cosiddetto domatore lo punzecchiava con un bastone uncinato e l'elefante leggermente sanguinava e lui mite si lasciava fare. Per anni mi rifiutai di accettare lo zoo come luogo di espressione di una società civile. Ma non mi sento nemmeno di deminizzare cose di cui in fondo non so nulla: come, perchè...
      Quattro panda, qualche plantigrado, aironi e quattro rinoceronti...Non parlarmi delle tigri che non cacciano nemmeno più perchè il pasto è assicurato.

      Rivedere un elefante quarant'anni dopo che gioca con la sua proboscide assieme a un uomo, mi ha fatto pensare che si possa fare pace e convivere.
      Non posso sopportare i circhi. Vedere un elefante col cappello piumato in testa proprio non lo sopporto.

      Zoo sì, zoo no, è una questione annosa e sofferta. Non vorrei mai farla diventare una questione "politica" e forse hai ragione tu: libertà di nascere e morire liberi, nella loro terra e un mezzo ai loro simili sperando però di non incappare nell'uomo avido che ti ammazza per le tue zanne da mettere sul comò.

      Davanti a quegli elefanti sono tornata bambina e il mio pensiero è stato per Sama quell'esemplare che doveva ballare tra i gridolini di stupore dei turisti.

      Vuoi sapere il mio senso di frustrazione quando Woody è scesa dall'albero e ha cercato un contatto con me? Ci siamo baciati attraverso un vetro.

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  5. è proprio come dici tu, non bisogna ne estremizzare ne demonizzare, ma per me il senso di angoscia non passa nel sapere che sono amati da chi li tiene chiusi in gabbia. Come senz'altro non è passato inosservato io pubblico continuamente foto di animali, sono attratta da loro, dalla loro bellezza dl loro senso di libertà che noi cosiddetti " esseri umani" calpestiamo continuamente. Lo facciamo ammazzandoli per le loro pellicce o le loro zanne. lo facciamo chiudendoli in gabbie e ammaestrandoli. lo facciamo avvelenando o picchiando i randagi per strada, allevandoli in situazioni terrificanti solo per nutrirci, testando inutilmente su di loro prodotti che servono per renderci più belli e profumati. per me non è una questione politica, per me è come se tutto questo venisse fatto ad un mio fratello o sorella e mi provoca un profondo dolore.

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  6. Su questa terra ci sono delle insensatezze atroci.

    Ma ciò che non è sensato per uno, può essere sensato per un altro. Non può essere che così: altrimenti non mi spiego cosa siamo a fare su questo mondo.
    Tra liti, pestaggi, omicidi, stupri, guerre, violenze varie, defortazioni, emissioni nocive, candelotti di dinamite lanciati per protesta...

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