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martedì 26 febbraio 2013

SULLE DITA DI UNA MANO



Chi ha dei figli in età scolare può facilmente imbattersi  nuovamente nello studio tabelline.
Tre per tre; cinque per otto;  sei per nove. E viceversa.
Se chiediamo a un bambino di tre anni quanti anni ha, la sua risposta sarà rinforzata dall’uso delle dita. Quando la mamma dà l’ultimatum, conta sino a tre e mette bene in evidenza le dita che ingiungono.
Molte cosa della nostra vita si misurano attraverso le dita di una mano:
- “Quanti amici veri hai?”
-“Boh... si contano sulle dita di una mano”, questa frequentemente sarà la risposta.
Più interessante sarebbe sapere quante dita occorrono per contare gli amanti di una vita, o i baci dati, o i divorzi; Liz Taylor ha avuto bisogno di due mani per contare i suoi ed è morta alla stessa età di mio padre che di moglie ne ha amata una sola.
Ma se a ogni dito diamo valore dieci, ecco che tutto cambia.
Un dito uguale dieci anni: ora posso ripartire da zero.

sabato 23 febbraio 2013

Beethoven: Piano Sonata no 8 'Pathetique' 2nd movt.

TUTTI AL TROTTO


Le persone dal cuore libero e sorridente galoppano o si riposano; qualche volta scuotono la criniera ma poi si ravvedono e mettono le loro energie al servizio del futuro.
Tutti gli altri trottano allo schiocco della frusta e si dimenano credendo di poter ridere del domatore che li adula con sapienza  allo scopo di sfinirne le insipide menti.


mercoledì 20 febbraio 2013

L'ARTE DI SMARRIRSI


“Non sapersi orientare in una città non significa molto. Ci vuole invece una certa pratica per smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta. I nomi delle strade devono parlare all’errabondo come lo scricchiolio dei rami secchi, e le viuzze del centro gli devono scandire senza incertezze, come in montagna un avvallamento, le ore del giorno.”
Ecco un passo di un grande libro di un grande personaggio: Walter Benjamin; un signore nato a Berlino nel 1892 e morto in Spagna nel 1940. Questo signore, ha scritto molte cose di filosofia e di arte; suo è il libro “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” scritto quando Andy Warhol andava alle scuole elementari. Benjamin ha tradotto Proust e racconta di come sia speciale ‘perdersi’ in una città.
Sarà capitato anche a voi -e non solo a me- di smarrirvi in una città o di non riuscire a trovare il luogo dell’appuntamento. Lasciarsi andare alle sensazione, girare ‘a naso’, osservare le pietre, le finestre, i portoni che costituiscono una città è un meraviglioso viaggio e un esercizio sensoriale che vale davvero la pena di fare.
Sguardo alto, attenzione per i dettagli e per la storia di chi prima di noi ha abitato in quel luogo, non possono far altro che renderci cittadini più attenti, sensibili e appassionati. Smarritevi, dunque: ma non perdete la retta via…


lunedì 18 febbraio 2013

UNA COSA BELLA


Una cosa bella di ogni ritorno, al di là di chi ci aspetta e dei piccoli riti con i quali ognuno di noi si accompagna, è l’energia. Quello sguardo positivo e operoso che avvolge e lambisce le cose, le persone, il fare, il pensare che ci permette di sentirci vivi e progettuali.

domenica 17 febbraio 2013

Chopin - Nocturno - Paisajes del Mundo

DAL CIELO AL MARE


Dal grattacielo, al livello del mare: avete mai sentito parlare delle ‘case anfibie?
Come si sa, da sempre i Paesi Bassi lottano con il mare per contendersi terra asciutta; infatti circa metà del loro territorio si trova al limite del suo livello, sopra ma anche sotto. Una lotta antica fatta di dighe, sbarramenti, chiuse, pompe, dune costiere e canali.
A Maasbommel è stato realizzato, negli anni successivi all’alluvione che ha colpito il territorio nel 1995, un quartiere le cui case, progettate con particolari accorgimenti, sono in grado di sollevarsi seguendo il livello dell’acqua senza affondare né allagarsi. Anche sull’isola di Dordrecht, città olandese in mezzo all’estuario della Mosa nel quale il mare penetra durante la marea alta, è ora in corso di definizione un progetto pilota per un quartiere ‘anfibio’ che applichi sistemi costruttivi e strumenti di pianificazione ‘a prova di piena’. Non sono case vista mare, ma case sul mare, o meglio, che condividono il mare. E non sono palafitte.
Progetti sperimentali? Progetti ‘intelligenti’? Programmi avveniristici?
Mi piaceva portare a conoscenza tra voi questo tema perché trovo sia bello esplorare, curiosare, commentare, storie di lavoro, di intelligenza e di uomini ingegnosi che studiano e operano per cercare soluzioni sempre attuali e intelligenti per rispondere alle sempre crescenti necessità di vita.
Architetti, ingegneri, designers, e specialisti a vario titolo, lavorano a braccetto, e, spinti (anche) dal sapore di sfida che la natura ci pone davanti, ci regalano opere grandiose per ingegno e fantasia.
“Nulla si inventa e tutto si crea”: è la natura che offre grandi spunti; dal sole alla terra, attraversando la potenza dell’acqua. Parlare di architettura, di città, di case e di natura è comunque piacevole, indipendentemente dal fatto che si sia del mestiere o meno ed è bello farlo in compagnia, anche per soddisfare curiosità ed uscire dal proprio piccolo microcosmo.
Poi, chiaro che tra il prendere coscienza di un tema e l’argomentarlo, c’è di mezzo il…mare: è proprio il caso di dirlo!

martedì 12 febbraio 2013

TUTTI UGUALI


Saranno anche ricordi vetusti e conseguentemente appannati, ma io ricordo, da bambina, tanti  anni fa, che il tempo di Quaresima scandiva ritmi e modi di vita differenti dagli altri giorni; differenti non perchè si dormisse meno o di più e nemmeno diversi nell’ordinario tran tran dell’andare a scuola, al catechismo, a fare la spesa con la mamma e aiutarla nelle faccende domestiche.
Con l’arrivo del tempo di Quaresima, qualcosa nelle nostre vite cambiava. A partire dalla dispensa.
A noi piccini era risparmiato il digiuno integrale del venerdì, ma non erano ammessi sconti in tema di caramelle, feste e ‘leggerezze’: niente carne,  niente dolcetti dopo il pranzo e la già ridotta televisione si stringava ancor più del possibile, ma a vantaggio delle relazioni umane. 
Per chi compiva gli anni in questo periodo la festa era ‘morigerata, ma non ricordo tragedie e mortificazioni, del resto la Quaresima ogni anno cambia tempo per cui la privazione della festa non ‘colpiva’ sempre le stesse persone: se capitava a te, era la fatalità, ma andava bene lo stesso. Piccole cose, minuscole rinunce, evidentemente, “fioretti”, allora si chiamavano, ma io ricordo che le ‘chiacchere’ venivano ritirate dai negozi e le nonne molto lige a riguardo: il vino scompariva dalla tavola degli adulti. Nel ricordo infantile non c’è traccia di sofferenza nella rinuncia alla carne o ai piatti luculliani della domenica e il rosario delle tre del pomeriggio (sempre di venerdì) era,  per noi bambini, una  curiosità da condividere per educazione; una mezzoretta durava il consesso, ma aiutava a sentirsi coesi in un cammino che si sarebbe poi concluso, settimane dopo, con la gioia della Pasqua:  ulivi, palme, fiori, colombe, uova e belle giornate di sole.
Fatico oggi, tanti anni dopo, a trovare tracce nel vivere comune, di questo cammino il cui percorso sembra essersi confuso in un marasma di offerta senza limite e senza tempo. Giustamente siamo più liberi di scegliere e stiamo imparando che il buon Dio ci ama lo stesso anche se non diciamo il rosario e se non ci limitiamo nei pasti del venerdì, ma sinceramnete i giorni appaiono tutti uguali e non riconosco più le stagioni.
Mi pare addirittura che le ali delle rondini, così vive nelle poesie che arrivavano per Pasqua, siano rimaste incollate ai libri di mille anni fa.

IL GIORNO E LA NOTTE




Bene. Sappiamo che presenza e assenza si susseguono, forse addirittura si attraggono come la gioia non può esistere senza il dolore. Come il giorno dà senso alla notte e l’inverno lascia spazio alla primavera per poi esigere ancora attenzione per sé.
Questi concetti scandiscono la mia vita, del resto.
Non c’è pensiero senza solitudine e non c’è pensiero senza parole. Non ci sono parole senza pensiero. Non c’è pensiero senza vita.
E ora che la vita è tornata ad abitarmi io non posso che esserne lieta e sentirmi baciata dalla vita stessa.
Amata, abbracciata, compresa, desiderata.
Un amore che scalda il sangue che a volte si ghiaccia nelle vene.
Un amore caldo come il respiro.

Ed è in questo respiro che risiede la presenza.

domenica 10 febbraio 2013

GUARDIAMOCI NEGLI OCCHI


Uno sguardo schietto e sincero. Qualsiasi messaggio esso voglia convogliare un messaggio amico ma anche ostile.

Per favore, guardiamoci negli occhi...! Voi trovate sia faticoso guardarsi negli occhi, magari quano occorre portare novelle non liete; o quando si è innamorati prima di esporsi, si riesce a guardarsi negli occhi? E quando si ha davanti qualcuno che proprio non si sopporta? Riusciamo a esprimere la nostra "antipatia" guardandolo fisso negli occhi?

Guardarsi negli occhi non è semplicissimo , perchè si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima....

IL FIGLIOL PRODIGO


Un mio caro amico mi ha inviato un commeto molto spirituale e accogliente sulla parabola del figlio prodigo. Non ve lo passo perchè sono 25 pagine...
Vi riporto, invece, il mio commento riguardo la parabola. Commento lungo.


"Ecco, è notte fonda e io mi ritrovo nel silenzio con una mente rumorosa.
Non c'è da preoccupasi se non dormo a quest'ora di notte; mi capita negli ultimi mesi, mio padre mi sveglia.

La parabola che mi porti in dono è una parabola tra le più dense, lette, sezionate e passate al setaccio, perchè in questa vicenda che puzza di tradimento, vi è tutto il condensato del sentimento e del vivere umano.

Certo è una lettura molto "moderna": rispetto al catechismo di quando eravamo piccoli noi: questo Dio è cambiato molto... per fortuna, perchè non se ne poteva più di questi affreschi medioevali dove il diavolo ingoia i peccatori dopo averli cotti per bene sul barbeque...
in ogni caso io non ho mai creduto in un Dio giustiziere della notte.
Mi piace pensare a un Dio misericordioso, caldo e accogliente che non guarda "ai nostri peccati ma alla fede della sua chiesa", perchè la vita di un uomo dura talmente poco e le sue scorribande sono talmente poca cosa in confronto all bellezza del creato, da far ridere i polli.

La lettura che mi hai offerto mi ha fatto vivere molte emozioni perchè poi in questa vicenda ognuno ha da testimoniare del suo, di quando è stato padre e quando figlio.

Il perdono esemplare del padre (che sia un padre terreno o divino sempre di genitore si tratta) è sperimentabile in chiunque sia genitore perchè tu padre se ripudi il figlio ripudi te stesso e la tua stirpe e questo non è ammissibile: vorrebbe dire l'estinzione della specie.
E poi, non vi può essere torto o manchevolezza che un padre non possa perdonare perchè è attraverso la ribellione che un figlio si affranca dal padre.

Ma questo concetto non è applicabile al di fuori del rapporto padre-figlio o al massimo lo si può ritrovare nel rapporto conuigale che comunque è sugellato dall’amore di Dio, sempre padre, che vigila.

Umanamente tessiamo relazioni importanti per la nostra vita, sia che siano relazioni dense o di passaggio, utilitaristiche o romantiche e sentimentali. Si creano e si disfanno alleanze con grande disinvoltura e disimpegno. Le amicizie tanto care e che sembravano eterne quando avevamo sette anni, a 15 possono già aver perso di significato: si tesse e si disfà, e intanto si cammina, si cresce etc...
Ogni essere umano è stao figliol prodigo almeno una volta nella vita e almeno una volta ha potuto sperimentare la gioia del perdono e dell'accoglienza; sapere di avere un Dio che ti ama qualsiasi cosa tu faccia è bello e confortante e anche sapere che lui sa che siamo dei briganti che torniamo a lui perchè abbiamo finito i quattrini e la prostituta si è stufata del nostro ardore, ci fa capire che sono tutte sciocchezze queste ansie da prestazione. Ma noi uomini non ci confrontiamo solo con un Dio grandioso e misericordioso, ci confrontiamo anche con altri esseri umani che portano sul collo le loro esperienze.

Se facciamo i bastardi e approfittiamo della nostra posizione, del nostro ruolo e del nostro sapere per ingannare e mentire perchè accecati dal nostro ardore o ardire, allora possiamo sospettare che rimarremo soli, becchi e bastonati. Avremo goduto sì di 5 minuti o 5 anni di brividi, ma ci saremo giocati la stima, la faccia, la parola data e avremo perso la purezza di uno sguardo sincero. Approfittare delle ingenuità e della buona fede altrui per soddisfare i propri bisogni immediati è come violentare un bambino. NON-SI-PUO’-FARE. Un conto è voler cambiare vita un conto è imbrogliare.
Dio ci perdonerà tutti a noi uomini belli e brutti, parrocchiani mostruosamente bacati in da capa o atei convinti, briganti, banchieri e architetti...ma non tutti  gli uomini perdoneranno altri uomini.

Solo uno sposo può perdonare la sua sposa con gratuità perchè l'amore che nutre per lei è benedetto da Dio ed ella è legata a lui ed è un pezzo di lui, con lei genera dei figli.

Un padre è immagine e somiglianza di Dio e a lui si ispira per amare la propria discendenza.

Una relazione che non si nutre di questi presupposti è una relazione che si basa su altre dinamiche di dare e avere: non necessariamente cose e denari, ma rispetto. Se un amico ti imbroglia perchè non ha il coraggio di dirti che è un debole, che ha paura, che ha smarrito la strada, che è caduto in tentazione... è un pezzo di merda, significa che non ha mai avuto fiducia in te, significa che la vostra relazione si fondava su presupposti di apparenza e buona reputazione.
Di donne pie che sognano avventure proibite ne ho piene le palle, così come di uomini che pensano che unirsi a una donna "pia" sia il non plus ultra del brivido.
La vita va vissuta con passione e allegria, rispetto, onestà meteriale e intellettuale e certe voglie bisogna avere la forza di lasciarle in un cassetto. Dire “no, non ci sto” rende liberi, qualche volta. Non è dicendo “faccio quel cacio che mi pare” che fa ti noi uomini e donne liberi. Eh! Cazzo, no?

“Mio caro amico - mi vien da dire al fedifrago- io ti ho apprezzato e ho creduto in te e alle tue parole che mai ho dubitato fossero sincere, ma tu mi hai messa davanti al fatto compiuto scoprendo così la tua truffaldina e disonesta trama messa in atto  per nascondere le tue miserie  senza voler rinunciare alla buona reputazione che ti eri costruito nel tempo. Qui non centra la voglia di emanciparti, qui si manifesta con chiarezza che sei in ladro e un impostore e di te non mi voglio pià preoccupare, se permetti...”

Allora, riassumendo... il figliol prodigo se la vedrà col padre suo, l'amico fedifrago se la vedrà con me, e ti assicuro che sono cazzi amari. Ecco che arriverei con la cesoia per tagliare i rami secchi (chiamiamoli così...) esempio di cui si trova traccia spesso nel Vangelo.
Rami secchi... Ma a volte la pianta marcia nel cuore va estirpata perchè porta solo funghi mortiferi. Vale anche per me, per te e per tutti, naturalmente...


MAGARI...


...Avessi più tempo libero...!

Ogni tanto vien da dirlo.

Tempo libero per me è quel tempo durante il quale nessuno può entrare nei miei pensieri: pcapitarmi anche quando sto lavorando ma anche quando sono sotto pressione.

Il mio tempo libero è il respiro. Ci sono voluti anni per capirlo.

giovedì 7 febbraio 2013

DENTRO DI NOI


Ogni tanto ci si imbatte ancora in qualcuno che si domanda sul senso della vita e che si chiede ancora se abbia più valore, per una vita di qualità, l'Essere o l'Avere...
Mah...in fondo trovo il quesito noiosetto e furbetto, per tenere banco in una conversazione ormai sopita...

L’essere e l’avere non hanno un posto specifico ove stare e mi chiedo perchè mai dovrebbero averlo, questo posto privilegiato. In genere piace il Nepal, ma anche il deserto è quotato...
Avere e essere sono come il palmo e il dorso di una mano, l’una e l’altra vi devono convivere anche senza incontrarsi mai.
Se si sapesse com’è bello il tramonto visto dall’alto del Duomo di Milano che si vede lontano sino al massiccio del monte Rosa! E’ una bella conquista trovare un luogo che contribuisca a sprigionare le proprie migliori energie; ci sono persone che vagano tutta la vita circumnavigando l’universo senza trovarlo mai e in nessun luogo mentre altre lo trovano in un piccolo monolocale in cima a un tetto...

Forse quel luogo è dentro di noi