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sabato 27 ottobre 2012

IL DELTA DEL PO...


...e il Polesine.

A partire da Porto Tolle per incontrare le zattere che ti traghettano da una sponda all'altra; i ponti di barche; le immense distese di campi liberi e coltivati.
E ancora le postazioni per la pesca, gli aironi che volani liberi e ti fanno venire la voglia di volare...seguendo il corso del fiume nel suo tratto pensile; avanti ancora a incontrare il cielo che si sposa con il mare e il Po limaccioso e turbolento che ci si tuffa.

In questa stagione è un viaggio bellissimo immersi nel silenzio della natura. Dal Nord Italia ci si arriva facilmente in automobile ovunque ci si trovi e anche dal centro non è una follia ma se abitate a sSd, prima di andare in capo al mondo, andate a vedere il delta del Po. E magari fermatevi a Rovigo che del Polesine è la "capitale": una piccola città che rappresenta bene il paesaggio urbano della Pianura Padana e dove è possibile trovare trattorie con cucina tipica e casalinga per davvero.

Buon viaggio

L'IDIOTA, IL SAGGIO E LA BROCCA


Ecco una storia di un maestro derviscio morto sul finire del XVIII secolo.


Si può dire che l'uomo ordinario è un idiota: egli interpreta sempre
erroneamente ciò che gli accade, ciò che fa, o ciò che è causato dagli altri. E
lo fa in un modo talmente plausibile che, sia per lui sia per suoi simili, interi
aspetti del la vita e del pensiero sembrano logici e veri.

Un giorno, un idiota di questo tipo fu mandato da un saggio a prendere del
vino. A tale scopo gli era stata affidata una brocca.
Strada facendo, per sua disattenzione, l'idiota ruppe la brocca urtando
contro una roccia.
Quando varcò la soglia della casa del saggio, gli porse il manico della brocca
dicendo:
'Il tal del tali ti aveva mandato questa brocca, ma un'orribile pietra me l'ha
rubata".
Divertito e desideroso di mettere la sua coerenza alla prova, il saggio gli
chiese:
"Visto che la brocca è stata rubata, perché mi hai portato il manico?".
"Non sono così scemo come pensa la gente" , rispose l'idiota, "ho portato il
manico come prova di quanto mi è accaduto".

                                                    * * *
Uno dei temi ricorrenti tra i maestri dervisci è che l 'uomo non sa
generalmente discernere una trama nascosta ne gli eventi, che sarebbe
l'unica a permet tergli di fare un uso completo della vita. Coloro che sanno
vedere questa trama vengono chiamati saggi , mentre del l'uomo ordinario si
dice che è 'addormentato'. Lo si chiama anche 'idiota'.

mercoledì 24 ottobre 2012

IMAGINATION


Se tracci col gesso una riga sul pavimento,
è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi.
Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso.
Se fai finta che la fune non è altro che un disegno
fatto col gesso e l'aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi.
Ciò che conta è tutto dentro di noi; fuori nessuno può aiutarci.
Non essere in guerra con te stesso: così... tutto diventa
possibile, non solo camminare su una fune, ma anche
volare.

~
Hermann Hesse - Imagination ~


lunedì 22 ottobre 2012

venerdì 19 ottobre 2012

IL VOLO DI ICARO


Icaro volle avvicinarsi troppo al sole e ne morì.

L'areoplano se vola troppo basso si schianta al suolo.

L'uomo arrogante senza più orizzonte vagherà a zonzo e senza più bussola e si schianterà al suolo come un aquilone senza più corda tesa;

l'uomo arrogante sarà temibile e sfiduciato e  sempre più fiero di circondarsi di piccola umanità insicura che gli garantirà una buona e suprema immagine.

Questo atteggiamento sarà garanzia di solitudine e fastidio eterno.


Icaro si scottò, ma l'arrogante grufola nel fango e vaga nella nebbia.

Di Icaro se ne parla, dell'arrogante rimane solo un misero, sbiadito ricordo.

martedì 16 ottobre 2012

QUELLI DI PRIMA

Non credo che noi si possa avere il timore "di tornare quelli di prima"; di tornare quelli che siamo stati, di tornare quello che ci ha porteto sino a qui.
Non credo a questa possibilità anche solo perchè impossibile per definizione, perchè l'acqua del fiume è sempre acqua ma non è mai la stessa e mai più lo sarà.
 
Credo sia più realistica, invece, la paura di scoprire di essere diversi da quello che credevamo di essere e di essere stati.
 
Paura di vedere modificata l'idea e l'immagine che ci eravamo fatti di noi e che ci piaceva vedere riflessa nello specchio ingannevole nel quale siamo soliti rifletterci.
 
E' questa paura di scoprirci nuovi che ci rende fragili.  E' questa paura di ascoltarci, di fermarci a guardare l'acqua che scorre che ci impedisce di amare e di lasciarci amare.
Io sento più : frequentemente "com'era bello quando..."    piuttosto che :" mi piacerebbe riconoscere la pelle che muta"....
 
E' più rassicurante circondarci di certezze che di incognite.
 
 
Che poi questa realtà ci renda veri è piccola cosa....
 
 
 
 

venerdì 12 ottobre 2012

IL QUARTO TEMPO

Ciao a tutti, questa è una storia che ho scritto ed è stata pubblicata quest'anno. E' contenuta in un libro di AA.VV. che si intitola "Il XV del presidente" ed è edito da A.Car edizioni.
Eccone uno stralcio d'inizio.



Questa piccola storia è una vicenda realmente accaduta. Ed è capitato a me viverla.

IL QUARTO TEMPO:
ovvero, ciò che rimane di noi.
Testimonianza di una donna più affine all’acqua che alla terra e che ha deciso di mettersi in gioco.
Costi quel che costi.

di Silvia Peca





 PROLOGO
Può capitare, anche al genitore più sensibile e amorevole, di non riuscire a mettere perfettamente a fuoco che i figli crescono. E quando dico “crescono”, non intendo semplicemente che si allungano di statura, ma che si fanno un’idea delle cose che non è più quella proposta da noi genitori; e affinchè questo processo possa esprimersi, è necessario che i nostri figli maturino una loro, originale, inedita idea che –si spera-  sia il più possibile autonoma anche se  diversa dalla nostra.
I figli ci guardano, si dice, sono persone, si dice, che, ad un certo punto della loro esistenza, smettono di sentirsi marmocchi e rivendicano la libertà di essere individui diversi da noi che li abbiamo cresciuti, esprimendo questa diversità attraverso le loro possibilità, le lo abilità, le loro paure, le loro passioni, le loro incertezze e i loro fallimenti, mettendo così in campo tutte le loro energie. Le loro, appunto.
Sarà capitato, a qualche genitore, di accorgersi che il proprio figlio lo osserva e non necessariamente per criticarlo, giudicarlo o disprezzarlo, ma, forse, anche solo per cercare quali siano le differenze che li separa. O li unisce.

domenica 7 ottobre 2012

SENTIMENTI


Senso del dovereamor patrio:

due pilastri che tenevano in piedi la società; la muovevano,
la normavano,
la educavano
e la onoravano.

Pochi concetti saldi.
Non so se il senso del dovere sia una questione di quantità piuttosto che pertenga alla sfera del risultato da ottenere: mantenere la parola, l'impegno assunto costi quel che costi.

Cose dei secoli passati? No, Ci credo ancora.

Sono sentimenti. E i sentimenti non muoiono mai.

AUTUNNO


L’autunno si pone come stagione propizia per fertili mutamenti.

E' in autunno che le foglie vecchie si staccano e l'albero non oppone resistenza perché in questa naturalità risiede la possibilità per nuove gemme di generarsi;
è necessario lasciar cadere ciò che non serve più e che linfa vitale più non porta.

Spesso siamo attratti dalla tentazione di perpetuare lo splendore del sole che ci ha riscaldati e ci ha donato forti passioni, ma è nell’autunno dei nostri pensieri che non si rigenerano più che alcune porte si chiudono per lasciare che altre possano aprirsi.
Sui rami che si spogliano non cade il nulla, ma nuove vite si preparano a sbocciare perchè la vita ha bisogno di rinnovarsi e per far sì che ciò accada non bisogna aver timore di perdere qualcosa che ci è appartenuto.

Chiudere le porte della vita è un passaggio che può essere impegnativo, ma soltanto dopo essersi lasciati alle spalle il vecchio potremo predisporre il nostro cuore all'accoglimento del nuovo.

L’autunno è un Avvento che si rinnova ogni anno e chiede di venir accolto per quello che è: attesa di un miracolo.

La vita, con le sue infinte sorprese ci chiede di lasciar cadere ciò che di vecchio dimora in noi, e noi possiamo solo ringraziare di questa possibilità.


silvia

mercoledì 3 ottobre 2012

PASSIONE


Le persone  per esistere e lasciare traccia di sé devono poter seminare le proprie ricchezze così come le proprie miserie: grano e zizzania, perchè le une servono alle altre.
Miserie e ricchezze hanno lo stesso peso e brillano allo stesso modo e questo è vero e, forse, anche salutare, da che mondo è mondo.

Ci piacerebbe essere sempre belli e brillanti, allegri, soddisfatti, accoglienti e ben accolti e invece dobbiamo fare i conti con la parte meno luminosa di noi, se non addirittura quella oscura e inguardabile: il rovescio dlla nostra personalissima medaglia.

E' un lavoro sporco,  da farsi in silenzio e intimità.

Questo lavoro mi piace chiamarlo passione.

Passione: quel sentire che ci smuove senza tregua e ci rende nudi.
E qui possiamo scegliere se vergognarci o sentirci liberi.


martedì 2 ottobre 2012

UNA COSA PIU' BELLA


Ciò che rimane della nostra infanzia non può essere un ricordo lontano.
Non può essere nemmeno un ricordo.

Ciò che rimane della nostra infanzia è la linfa che alimenta le radici e i tessuti: null'altro; non potrà essere la nostalgia o la paura del buio. 

Chi ha avuto il compito di superare la soglia della giovinezza non può esimersi dal cavalcare l'onda, di giocare la partita che la vita offre e impone, senza remore.

La paura di perdersi mai si estinguerà ma la differenza tra un eterno bambino e un adulto è che il primo dopo un po' stufa. Fa ridere un giorno,  rallegra il secondo, annoia al terzo.

Un uomo è un'altra cosa. Più bella.