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martedì 31 luglio 2012

IL TEMPO PERDUTO


Spesso mi imbatto in amici e conoscenti che sentono una forte spinta verso la nostalgia.


Facilmente le loro vite in quel momento non paiono ai loro occhi brillanti e soddisfacenti e qualcuno di loro è anche reduce da fallimenti sentimentali: ma chi può guardare al proprio vissuto solo in termini di soddisfacimento assoluto?
Ecco allora che come una sirena irresistibile si presentano  malinconia e rimpianto, la sensazione di aver perso partite migliori.

A fronte di questi dolori mi è capitato troppo spesso di vedere persone amabili trasformarsi in assetati di vendette; uomini miti e gentili deformare la propria personalità in affamamti di conquiste senza se e senza ma, per il puro gusto di vedere soddisfatto quel lato narcisistico e selvatico forse troppo a lungo represso sotto mentite spoglie.
Non solo uomini però, ma anche donne e madri che si rimbambiscono a fronte di una effimera promessa di eterna giovinezza, spensieratezza, beltà.


Mi fanno pena e rabbia, come lupi affamati di un tempo perduto che per definizione mai potrà ripetersi.

domenica 29 luglio 2012

SEI QUI


Quando la primavera a te mi porta
il mio giardino interiore si apre al disgelo.

Sotto la terra scorgo parole e radici.

Questa piccola primavera interiore è portatrice di lievi pensieri e dolci immagini che attingono in un’acqua segreta e accoglie un’eco che non si spegne mai.

Quando si salpa per una sola andata il nostro fulcro si allontana sino a diventare minuscolo come una goccia di sudore.
Che sa di sale.
Che sa di fatica.
Che sa di godimento.


Poi...ecco la foschia che ammanta e intasa le narici sino a soffocarti.

Ed è lì,
in quell’istante, che io ti ritrovo.



sabato 28 luglio 2012

I DONI DI DIO

 
I doni di Dio...
 
Quando si pensa a un dono ci si aspetta qualcosa che sicuramente ci piacerà.
E se incontrare una persona, entrare in relazione con essa è un dono (di Dio), è nostra attesa una sorpresa (piacevole) e magari duratura, che porti frutti che per noi hanno un profumo speciale.
 
Non si pensa mai che anche il distacco possa essere un dono. Perchè l'emancipazione porta con sè anche la rinuncia e la parola rinuncia non ci pare certo un dono; rinunciare evoca il lasciar perdere, fare a meno di.
 
Riuscire a vedere nella rinuncia,  in una relazione scarna o perduta o anche solo allentata un dono,
occorre un magnifico,  liberante , profondo, incodizionato atto di fede.
 

giovedì 26 luglio 2012

IL CONCORSO DEL SECOLO



Nel 1420 giunsero a Firenze, provenienti da remoti paesi, gli architetti più illustri per competere in quello che oggi chiameremmo il concorso del secolo, che doveva decidere chi avrebbe realizzato la cupola, sino ad allora insuperata in dimensioni, della chiesa di Santa Maria del Fiore.

I piani del Brunelleschi erano nella loro genialità innovatrice,
talmente inconcepibilii, che lo presero per matto.
La doppia cupola che per secoli è stato il modello sempre copiato sembra al tempo stesso un'assurdità e uno sproposito.

Alla fine, tempo dopo, riuscì a convincere separatamente, uno alla volta i dignitari di Firenze, e la cupola incredibile fu innalzata seguendo i suoi piani.
Però nella riunione plenaria in cui l'aveva presentata gli avevano detto di stare zitto per non continuare a perdere tempo ascoltando le sua "follie".

Nel tentativo di convincerli Brunelleschi si accalorava.
Gli ordinarono di andarsene, e dato che si rifiutava e continuava a gridare le sue ragioni, diedero ordine di portarlo fuori dall'aula sollevandolo di peso mentre l'architetto sgambettava fra le risate di tutti che finirono per affogare i suoi ultimi argomenti.

Disse: "per diversi giorni non osai uscire di casa perchè immediatamente cominciavano a indicarmi come il matto".


Ringrazio J. A. Vallejo-Nagera per
questo racconto che sembra un promemoria: gli studi , le idee migliori, il genio, le fatiche intellettuali può essere che risultino di più lunga e difficoltosa digestione che inghiottire crudo un cinghiale intero con tanto di unghie, setole e denti.

La lista è lunga, perchè la storia dell'umanità è lunga.


LIBRI E LIBRAI



Non so come sia per voi, ma a me succede quando vado per città, di venir meravigliosamente attratta dalle vetrine dei librai.
Dalla vetrina ad entrarci il passo è immediato; e una volta dentro il detto "guardare e non toccare" va a farsi benedire.

Nei negozi che vendono libri trascorro tempo meraviglioso a toccate e sfogliare, e immaginare il contenuto di milioni di milioni di milioni di parole fattesi carattere grafico. Pensieri, racconti, storie, testimonianze di vite lontane o vicine o solo immaginate.
Storie che divertono, storie incredibili, cronache, appunti di viaggio, confessioni d'amore, preghiere: nei libri tutto l'amore per la vita perchè è la vita medesima che regala la possibilità di scrivere e di leggere infinitesime parti di queste vite fattesi libro. L'odore dei libri ti si stampa nella mente ed è già l'inizio di un viaggio.

La consistenza della copertina, il tipo di carta, il colore.

Conosco una piccola libreria gestita da sole donne: La capessa, e qualche abile aiutante. Si muovono in spazi piccolissimi apparentemente senza timori, forse perse tra le copertine; ciò che desideri se non è già disponibile te lo trovano in un baleno.
Non è un circolo culturale, nè un locale trendy. Non si beve nè si mangia; ci sono solo i libri, montagne di libri, "en vogue" o no e quando entro nel negozio mi dimentico che fuori c'è un mondo.

Con la capessa ci intendiamo al volo e ci raccontiamo delle reciproche letture; a volte scopriamo di avere letto gli stessi vecchi memorabili libri altre volte impariamo ad apprezzarci per le reciproche diversità di letture.

Tutti i giorni alle 18 la capessa scompare perchè "è a recuperare i libri": io non ho mai osato chiedere cosa significhi di preciso perchè mi piace immaginare che con la sua automobilina vada in posti segreti dove crescono alberi di libri,
millefiori in un prato, fiori che lei coglie per noi.

martedì 24 luglio 2012

DE RE COQUINARIA



Freddo o caldo; crudo o cotto; aspro, amaro o dolce.

Il cibo, per chi può permetterselo, non riguarda la sopravvivenza ma raccoglie in sé tradizione, cultura, religione, relazioni, salute, chiacchiericcio, armonia.

Da sempre l’uomo non ha solamente mangiato ma cucinato: dalla carne arrostita direttamente al fuoco alla cottura a vapore. In mezzo un universo di tentativi. Con i recipienti di ceramica ecco il pane senza lievito prima e con lievito poi pare grazie agli antichi egizi. Poi le polente, gli stufati, la birra e il vino. Il pesce che la cui cottura si raffina nella frittura di triglie e saraghi..

Ho scovato ne "De re coquinaria", carni di cinghiale, agnello, lepre e cervo riccamente cosparse di miele, vino speziato, mosto e saporose misture di spezie macerate in liquami di pesce fermentato.
Ho scoperto che dalla Francia dal XIII secolo si valorizzano le verdure e la cucina si fa più "sobria" per riacquistare "vigore" in età rinascimentale e barocca con carni molto ricche e di spezie, zucchero e salse.

...Secoli e secoli di storia culinaria per dire semplicemente che una ricetta è semplicemente un’arte che va tramandata. Assolutamente. Infatti, la parola deriva dal latino "recepta", participio passato del verbo "recipere", cioè ricevere; ciò fa pensare a un regalo, a un qualcosa che si desidera condividere, tramandare agli "eletti". Una ricetta è al tempo stesso memoria e tradizione.

Un tesoro inesauribile dell’umanità. Dietro a ogni ricetta non c’è una vita: c’è un pezzo di storia dell’umanità.

COME UN'OMBRA LUNGA


Dopo quello universale...c'è quello che sentiamo addosso come un alito insistente.
Una sensazione sgradevolissima che ci pesa sulle spalle.

Ogni giorno, viviamo con quest'ombra che sembra inseguirci di continuo: il giudizio altrui su di noi e il nostro operato.

A volte sentiamo la presenza di questa "ombra" così fortemente da farcene condizionare confondendo il nostro agire.

...Ma  ci importa così tanto il giudizio che gli altri esprimono su di noi?

venerdì 20 luglio 2012

CHE FATICA!


Abbiamo visto che può essere faticoso dire anche un semplice grazie. Ma ci sono questioni dal peso maggiore di un semplice "grazie"...
Ad esempio il perdono.

Ci è più semplice chiedere perdono o perdonare?

Siamo capaci di  riconoscere di aver sbagliato? E allora metterci in una condizione di 'sottomissione' necessaria nell'ammettere di aver 'sbagliato'?

E perdonare un affronto subito? Ce la facciamo?

Ragazzi, che fatica!! Sia l'una che l'altra dimensione interiore..
Che fatica perdonare! e che fatica chiedere perdono!

...No?!

lunedì 16 luglio 2012

NUDI


Con un linguaggio privo di parole si esprime il nostro corpo.

Esso, attraverso il silenzio, racconta molto di noi; non solo 'parla' a noi, suoi abitanti, cercando di farci capire il nostro stato di salute generale, ma il nostro corpo racconta di noi agli altri.

Il nostro corpo parla coi gesti, con la postura e il portamento.
Sarà capitato a qualcuno di noi di 'leggere' le persone attraverso dei dettagli non verbali: un corpo rigido o ricurvo; un sorriso 'tirato' o una stretta di mano frettolosa. Mai successo? 

Certo che il maquillage, la sartoria e i bijou aiutano a confondere le idee, ma il nostro corpo è comunque molto espressivo.

E chissà se fossimo nudi, come saremmo belli.

mercoledì 11 luglio 2012

CERTEZZE



Così mi hanno detto: “le certezze sono dentro di noi!"


Allora un giorno ho alzato il coperchio e mi sono messa a cercare.

… Ho trovato di tutto: schifezze di ogni genere, ricordi reconditi che credevo di aver seppellito per sempre e che -invece- come zombies mi si sono parati davanti dicendo: "hei baby, tutto ok"?

Amori morti, amori vivissimi, felicità e solitudini di ogni tipo, incertezze e sicurezze, capacità, lacune,
bugie, verità, segreti segretissimi, limpidezze. Ingenuità.

Tutta la vita.


E questo soltanto frugando nel primo strato!

Ho scavato oltre trovando uno strato molto spesso di aspettative: le mie e quelle altrui su di me: brrr… che brividi.

Allora mi sono fatta un gran coraggio per vincere una resistenza durissima, molto compatta che si capiva essere frutto du un tempo molto lungo, sedimentato e impenetrabile; ci ho messo un sacco di tempo a scalfire la crosta per poi non  trovare neanche uno straccio di certezza, un sussulto di risposta, un briciolo di rassicurazione.

Che disincanto! tanto impegno per cosa?!



 

... In compenso,
ho trovato una bellissima ragazza.





lunedì 9 luglio 2012

GRAZIE

Traggo spunto dal nostro amico anonimo che cita "sursum corda" e che dice che sta imparando a riutilizzare il "grazie".

Grazie, una parola tanto semplice e breve che però può essere faticosa da esprimere.

Chissà perchè, a volte dalle nostre bocche esce più facilmente una bestemmia che un semplice e apparentemente mite, "grazie". 






venerdì 6 luglio 2012

IL COLLEZIONISTA




No, non ho la stoffa del collezionista…

Avevo cominciato con i francobolli da bambina ma poi ho piantato lì. Successivamente mi ero messa a conservare i “vedretti” che raccoglievo sulle spiaggie di Quarto, nel genovese; e ancora i sassi piatti del Ticino e quelli bianchissimi e sferici di alcune spiagge del Gargano.

Oggi, sabbie, legnetti, e foglie spuntano dai libri così mi
ritrovo con barattoli coloratissimi ma un po’ dimenticati da spolverare di tanto in tanto.

Raccogliere, conservare e accumulare corrisponde a quella fase della vita che alimenta quella spinta forte ed ineludibile dell'aprirsi al mondo in forma autonoma: questo è valso per me ma tocca tutti. Raccogliere = scoprire il mondo.
Ogni epoca ha le sue passioni da conservare e custodire, ma collezionare è un’altra cosa, ci vuole, a mio parere, una marcia in più. Ci vuole cura e non mera custodia;  sono necessari momenti dedicati apposta di verifica e  ammirazione, costanza, pazienza, spazio.

No, io non sono una collezionista.

Meglio dire che accumulo.

...E ogni tanto butto. Così, d'amblè!





martedì 3 luglio 2012

GUARDIAMOCI NEGLI OCCHI

Uno sguardo schietto e sincero. Qualsiasi messaggio esso voglia convogliare un messaggio amico ma anche ostile.

Per favore, guardiamoci negli occhi...

Voi trovate sia faticoso guardarsi negli occhi, magari quano occorre portare novelle non liete; o quando si è innamor ati prima di esporsi, è così faticoso guardarsi negli occhi?
E quando stiamo per  affondare nella carne viva l'ultimo colpo mortale, abbiamo il sangue freddo e il distacco necessari per guardare lo sguardo morente della nostra vittima?...

...E quando si ha davanti qualcuno che proprio non si sopporta, riusciamo a esprimere la nostra "antipatia" guardandolo fisso negli occhi?

Guardarsi negli occhi non è semplicissimo , perchè gli occhi si dice siano lo specchio dell'anima....