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sabato 28 settembre 2013

S'ODE ANCORA IL MARE (di Salvatore Quasimodo)



Già da più notti s'ode ancora il mare, lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce. Eco d'una voce chiusa nella mente che risale dal tempo; ed anche questo lamento assiduo di gabbiani: forse d'uccelli delle torri, che l'aprile sospinge verso la pianura. Già m'eri vicina tu con quella voce; ed io vorrei che pure a
te venisse, ora, di me un'eco di memoria, come quel buio murmure di mare.







venerdì 27 settembre 2013

STRACCIATO FOR EVER: only for men




Da ragazzi siamo alla ricerca della nostra personalità. Una ricerca non semplice nè immediata che passa attraverso piccole o grandi scelte: le frequentazioni, gli studi piuttosto che un lavoro, gli amori e anche l'abbigliamento. Facile è rivedere foto di noi da ragazzi e di ridere o del golfino della nonna o della basetta troppo lunga. Ma il look "stracciato" no, quello è imperdonabile. Quell'aspetto volutamente e accuratamente trasandato, con il capello spettinato, il jeans strapucchiato e rattoppato, lo stivaletto da "vaquero de la pampa"... che sembra voler dire: "vieni qui che ti strapazzo"... No, No, No. ...Perchè poi ci si affeziona, all'appannato specchio, e allora è difficile, nel tempo, riciclarsi con un aspetto più composto. Ed ecco che allora si arriva a 50 anni e anche più aggirandosi per le urbs con occhiolino torvo nascosto dall'occhiale alla page sotto pelli raggrinzite dall'abbronzaturia o più semplicemente dal tempo che, ahimè, passa anche per gli stracciati for ever. Stracciati si diventa e si rimane. For ever Sob!

giovedì 19 settembre 2013

BABY BOOMERS





Generazione ‘boomer’ convenzionalmente quelli nati tra la fine della seconda guerra mondiale e la metà degli anni ’60 (così me l’hanno passata). I figli del ‘boom’ economico. Ci sono dentro in pieno e con me molti di voi; Tra i 45 e i 65 (di taglia e di età). Tra i primi e gli ultimi un abisso: chi ha potuto raccogliere e chi arranca, chi è andato sulla Luna e chi circolava con la 127 a domeniche alterne: si capisce che la prospettiva cambia. Il mio interesse si insinua nelle pieghe: chi è cresciuto credendo nel futuro e nella meritocrazia, nell’equazione studio-lavoro-guadagno-vita felice e chi, invece, si esprime a fatica(non col verbo ma con la vita). Oggi a 50 anni si è ancora ‘ragazzi’, molti devono ancora trovare la propria strada: ma è un insulto o un complimento? Boomer, la generazione che ‘può tutto’, ‘ritoccata’ tutti belli, sani e lisci lisci, in crociera o in discoteca; nuove mogli e freschi (o rinfrescati) fidanzati, taccazzi e sorrisi smaglianti (le smagl…gliature però riescono sempre a essere genuine…eh eh eh…). A noi donne ci hanno pure detto che possiamo ancora produrre figli a 50 anni... Mi hanno regalato un libro che tratta questo tema, un saggio americano. Prima non sapevo di essere una ‘boomer’, credevo solo di essere Silvia perché a mio padre piaceva la poesia ( e invece si è trovato tra le mani una selva…); pensavo che la mia vita sarebbe stata simile a quella dei miei ‘matusa’ e avevo un certo tipo di aspettative, ad esempio quelle di un mondo infinito. Quando mai ho letto quel libro! Fantastico e rivelatore: ma non tutte le rivelazioni, si sa, vanno via lisce. Noi boomer non abbiamo conosciuto la guerra e non siamo capaci di fare provviste; eterni Peter pan dal cuore grande così. Abbiamo bandito il DDT. Forti aspettative su di noi e grandi possibilità. Ma poi…? Poi arrivano gli ‘X’ e gli ‘Y’ e gli ‘Z’. E la vita continua.

lunedì 29 luglio 2013

IN CONTINUA RIPARTENZA


Non pensavo fosse così impegnativo conoscere se stessi.
Non avrei mai creduto di dovermi "imparare" da zero.
Se mi avessero predetto che avrei dovuto fare amicizia con "una me", non lo avrei mai creduto.
 
Sono Silvia, proprio quella silvia, quella persona che è morta tante volte e tante volte è rinata.
La vita mi ha riservato la grazia di ripartire da una landa desolata, da un'area dismessa, inseguita da un albero che non mi molla mai....
 
Mi sto ri-scoprendo, eppure ho sempre abitato in questo corpo, mi sono sempre nascosta tra i capelli e le persone non mi hanno conosciuta e io ho compreso molto poco; forse i Sufi mi hanno spiegato un orizzonte nuovo. Chissà.
Sto imparando a incontrare ciò che non sapevo di avere: un tesoro di vita. Ora che la vita è tornata vorrei creare il dipinto più suggestivo che sia mai stato fatto in onore di una vita ritrovata.
 
 
Silvia, luglio 2009

DIMENTICATI



 


Queste immagini le ho scattate a Krakòw e riguardano il ghetto, un quartiere che risente ancora moltissimo dell'abbandono seguito alla persecuzione del 1939-40. In quell'occasione furono deportati 86.000 ebrei che non fecero mai più ritorno. Una targa,poco lontano da queste foto ricorda quesi tragici eventi.

Il quartiere, un tempo molto popolato, è rimasto in stato di abbandono pressocchè totale sino ai primi anni '90 quando venne in questi luoghi girato il film di Spielberg: "Schindler's List. Il grande evento mediatico (due premi Oscar) ha acceso un lumicino nel quartiere che piano piano ha cominciato a ripopolarsi e a recuperare qualche immobile. Ripopolarsi...oddio, è una parola impegnativa; diciamo che qualcuno vi abita.
L'aspetto complessivo è più da bassofondo che da quartiere borghese quale era un tempo.
Gli edifici, anneriti dal tempo, presentano stati di incuria per noi impensabili: serramenti vecchissimi, consumati, rotti (ma d'inverno come fanno, col freddo che fa?), murature cadenti, portoni squasciati, come documentato dalle immagini. La maggior parte dei palazzi sono abbandonati e tranne due, tre finestre oscurate da squallide ptendine sintetiche, tutto tace.
Tutto rotto, annerito, svuotato di senso, come se non importasse niente a nessuno del luogo in cui vive.
Se ci si apposta fuori dalle numerose sinagoghe durante il Shabbat alla fine del rito, è possibile vedere capannelli di uomini con in testa la kippah dileguarsi. Non vi è presenza di donne tra loro. Di sabato non ti fanno entrare.
Le immagini sono in bianco e nero, come il giorno in cui sono venuta qui e pioveva, con 12 gradi e il cielo grigio: come gli intonaci, i mattoni, le strade, le lapidi dei morti dimenticati.

Speriamo che il tempo e l'operosità umana ripristini -oltre agli intonaci- anche il senso della vita.

domenica 28 luglio 2013

UNA VITA ANCOR PIU' LONTANA


  


                  Foto



...Ma, a sorpresa, a spezzare il cuore, ecco lungo la strada
alle spalle di questi villaggi
delle autentiche rovine.

Di senso e di sensi.

Agglomerati che rinchiudono decine di migliaia di persone alla volta in contesti urbani o agricoli altrimenti bucolici, esprimono con decisione la loro essenza totalmente priva di significato (se mai ne abbiano avuto uno); luoghi-non-luoghi che sopravvivono gementi e sempre più cadenti, come un'infinita agonia. Non è possibile nemmeno chiamarle periferie, perchè non lo sono: compaiono ovunque,
come fiori ormai appassiti.
 

sabato 27 luglio 2013

UNA VITA LONTANA


Affascinanti e inquietanti al medesimo tempo. In mezzo a una fitta foresta di conifere e betulle, queste casette completamente di legno evocano epoche lontane. Alcune in stato di abbandono sembrano abitate da fantasmi; altre mi fanno pensare a Hansel eGretel.
Sono riuscita a entrare in una di esse e ho trovato una casupola tutta di legno, semplice se non dimessa, poche cose, arredi essenziali e non certamente da grandi magazzini: direi piuttosto autocostruiti.
Panni stesi a un filo teso nel corridoio di ingresso.

Un'altra vita, una vita lontana.



venerdì 5 luglio 2013

QUESTIONE DI PIEGHE


Gente che va, gente che viene, tutti di fretta e indaffarati come si conviene al giorno d'oggi.
...E anche nervosetti, haimè!

Facilissimo imbattersi in insulti, gestacci e parole inopportune, soprattutto se si è in coda: alle poste, alla stazione, al supermercato, in auto.

Ma se vi dicssi che un signore che ho quasi investito in bicicletta mi ha sorriso divertito commentando l'abilità della mia manovra "perfetta" per evitare di travolgerlo?

Cosa direste?

...Io gli ho risposto con un sorriso grande così e la mia giornata ha preso tutta un'altra piega, decisamente più luminosa!


mercoledì 3 luglio 2013

SULLA CRESTA DELL'ONDA


Ci si immagina che il nostro barometro di senso e di scopo dipenda dagli altri; da come gli "altri" ci perpepsicono. A me pare una tesi sbilenca, una tesi "panacea", per giustificare certi rospi che si è dovuti inghiottire sine qua non...
E se imparassimo ad accettarci anche senza scuse?

Conosco persone che misurano il proprio appeal dal consenso altrui e dalle conquiste effettuate...
A VOI SEMBRA SENSATO? CONSISTENTE? VENDIBILE?
E se misurassimo la nostra esistenza dal nostro "tran-tran?
Dalle nostre capacità di "quagliare"? dalle nostre possibilità di confrontarci e di metterci sul "mercato"? Vincitori e vinti.
Insomma, tutti si fa fatica a farsi apprezzare per-quelli-che-si-è.... o tocca solo a me?
Ma un po' di senso critico e di rsponsabilità, credo non danneggi più di tanto.

 
Detto tra noi: ne ho piene le scatole di presunti genii incompresi.

Punto e a capo. A ognuno il suo.

giovedì 27 giugno 2013

TIGLI IN FIORE


Con la fine di giugno si compie il raccolto.
Sotto l’ombra dei tigli a goderne il profumo.
Tanti giorni tutti in fila a percorrer sentieri, passo dopo passo per prepararsi a varcare la soglia della vita del grande. Un passo da gigante: la fine della scuola dell’infanzia.
Cuccioli si arriva con passi incerti e linguaggio tremante. Tutti i giorni ai piedi dei tigli.
Ecco, dolce piccino, gli ultimi passi inebriati dal profumo dell’estate
a mietere il grano della vita che vive. Sotto l’ombra dei tigli in fiore.
Mano nella mano







giovedì 20 giugno 2013

L'ALTRA META'


Ci sono cose di cui vediamo sempre la stessa faccia; come la luna, ad esempio. Misteriosa e affascinante, capace di influenzare maree e umori, a noi mostra sempre un lato di sè.
Anche noi, di noi, vediamo sempre e solo lo stesso lato: quello davanti, quello da esibire. Poco o nulla è il nostro impegno per  conoscere e approfondire almeno una parte delle nostre numerose sfaccecciature; ripetiamo sempre gli stessi commenti e gli stessi gesti; gli approcci con l’esterno di noi è sempre il medesimo tutti i giorni.
Gli argomenti sui quali discettiamo ruotano intorno alle solite quattro pnostre preferenze anche se ci pare diversamente.
L’altra metà del cielo non è null’altro che quella parte di noi che ci impediamo di conoscere perchè temiamo ci oscuri.



sabato 15 giugno 2013

IL LUSSO E LA TRASFORMAZIONE DELLA CITTA'


Ben venga la trasformazione: qui da noi (sarà la vecchia Europa? sarà l’Italia succube del suo passato è sempre così complicato il fare...). Un’edilizia di sostituzione di fabbricati obsoleti ce la attendiamo sempre più frequente, soprattutto dove ricadrà la migrazione e la concentrazione dei valori economici, la leva che permette di demolire manufatti e riscrivere un frammento di paesaggio.
Sul fronte delle tecnologie edilizie questo pone nuove sfide: grande risparmio energetico, solidità anche al sisma, innervamento con impianti più articolati e integrabili nel tempo... Su quello estetico e culturale dipende molto dalla preparazione degli operatori: ricollegarsi a quella sobrietà molto milanese, che sa dissimulare ma non per questo è passatista, anzi! potrebbe aiutare.
Il lusso è motivo di polemica da almeno due o tre secoli! Le città, le dame e ora un po’ tutti, competono fra loro mostrando gioielli veri o presunti. Magari posseduti in leasing ma comunque mostrati. Forse è un fatto connaturato alla nostra socialità, ma è molto effimero pensare che tutto sia merce e come tale a portata di mano. Un patrimonio, cultura e credibilità, sono altro, si costruiscono con pazienza. Chi governa il lusso ha una responsabilità più profonda: scegliere chi promuovere, quale idea di persona, di casa e di città trasmettere alla comunità, quali beni ritornare alla collettività. Eppure sempre più il legame con le comunità locali si è allentato: va recuperato o sostituito?
E con cosa?




lunedì 10 giugno 2013

PRIMAVERA


Quando arriva la primavera.
Così tanto attesa eppur semplicemente puntuale: è la primavera.
Passo dopo passo a resistere a tormente di neve, nebbie che t’infradiciano le ossa, gelo che ti penetra nel profondo. Alberi spogli e irrigiditi come foreste di pietra.
L’inverno è lungo, lento, buio e tutto sembra tacere come in un folto senza fiato ma
succede che già attorno a san Sebastiano ci si possa tenere "il cappello in mano" anche se è consigliata cautela; eppure è il segnale che ci avverte che la primavera è alle porte, basta mettersi in ascolto.
Poi, passo dopo passo, giorno dopo giorno nella ferialità che ci rende tutti uomini in terra, la foschia si dirada e lascia spazio alle giornate più lunghe e il cielo riesce a illuminarsi di nuova luce meno algida e rarefatta. Le nuvole compaiono già gonfie e non più striate in alta quota bloccate lassù dalla coltre gelida che ci ha ammantato.
In questa prospettiva proviamo pensare a noi, quando ci pare ancora e sempre tutto immobile e inespressivo arrendendoci all’impazienza e restiamo restii a riconoscere che i mutamenti più espressivi sono lenti e impercettibili, silenziosi e discreti.

Sotto il gelo non c’è il nulla, ma germogli addormentati; Tuttavia noi non sempre siamo disposti ad accogliere tutto ciò perché abbiamo sempre fretta e fame di conferme e novità: viviamo oggi ma con la testa siamo ancora a ieri o addirittura al domani che non conosciamo ancora.

Intanto la primavera non ci tradisce mai.
Piano piano arriva, giorno dopo giorno, passo dopo passo.

Non scoraggiamoci se ci sembra che il nostro vivere non offra i vagiti della novità, di una vita diversa e sognata chissà come.
Non temiamo le nostre nudità e le nostre fragilità, perché in esse si cela la nostra forza.
Ricordiamo che quando nelle nostre preghiere invochiamo "
il nostro pane quotidiano" stiamo parlano proprio di noi e della nostra vita che è tutta da vivere con forza e lievità.

Le gemme che l’inverno ha custodito non aspettano altro di poter sbocciare.





martedì 4 giugno 2013

STORIA SUFI: il cane e l'asino


Un uomo che aveva trovato il modo di capire il significato dei suoni emessi
dagli animali, un giorno stava camminando per le strade di un villaggio.
Vide un asino che aveva appena finito di ragliare e, accanto a lui, un cane
che abbaiava con accanimento.
Avvicinandosi, colse il significato della loro conversazione.
"Quanto mi seccano tut te le tue chiacchiere sull 'erba e sui pascoli, quando
invece vorrei sentir parlare di conigli e di ossa!", si lamentava il cane.

Il nostro uomo non riuscì a trattenersi: "Eppure", obiettò, "esiste un nesso
tra le due cose: la funzione del fieno è paragonabile a quella della carne".
I due animali si allearono subito contro di lui. Mentre il cane abbaiava
ferocemente per coprire le sue parole, l 'asino, con un bel calcio sferrato con
le zampe posteriori, lo stese a terra, privo di sensi.
Poi ripresero la loro discussione.


Questa storia, che ricorda un racconto di Rumi , è una favola tratta dalla
celebre raccolta di Majnun Qalandar.


giovedì 30 maggio 2013

STORIA DELLA CANDELINA CHE MAI SI SPENSE



Questa è la storia della vita che mai si spense, una piccola candela che comincia fiera e luminosa e che il tempo smussa e piega.

C'è un momento preciso durante il quale possiamo scegliere: scegliere se annegare o lasciare che il soffio vitale che alberga in noi rigeneri il nostro respiro.

Ecco la storia della candelina che mai si spense.




mercoledì 22 maggio 2013

COME UN'ESTATE INDIANA


Quella bella sensazione di essere tornati in armonia.
Accade a volte che certe notti siano più lunghe e speciali di altre; notti ove il sonno viene disturbato impedendo ai sogni di penetrarti nel profondo negandoti ogni refrigerio. Ti accorgi che il folto della notte si infittisce perchè l’udito capta suoni remoti.
Ti domandi cosa fanno gli altri, cosa sognano, come dormono, se dormono. I primi segnali che la notte volge al termine lo offrono gli uccelli ancora prima dei primi impercettibili chiarori: è il momento migliore per scegliere di abbandonare il giaciglio e uscire ad assaporare la freschezza dell’alba. Soli, senza incontrare nessuno, o forse a intercettare molti che potrebbero essere come te.
Succede in tutto il mondo; in qualsiasi paese ci si trovi, a tutte le latitudini, in tutte le stagioni: a qualsiasi Dio si creda.

E’ come un’estate indiana.




venerdì 17 maggio 2013

IL PO E IL POLESINE


A partire da Porto Tolle per incontrare le zattere che ti traghettano da una sponda all’altra; i ponti di barche; le immense distese di campi liberi e coltivati.
E ancora, le postazioni per la pesca, gli aironi che volani liberi e ti fanno venire la voglia di seguirli… affiancando il corso del fiume nel suo tratto pensile.
E ancora più avanti a incontrare il cielo che si sposa con il mare e il Po limaccioso e turbolento che ci si tuffa.

In questa stagione è un viaggio bellissimo immersi nel silenzio della natura. Dal nord Italia ci si arriva facilmente in automobile ovunque ci si trovi e anche dal centro non è una follia ma se abitate a sud, prima di andare in capo al mondo andate a vedere il delta del Po.
E magari fermatevi a Rovigo che che del Polesine è la “capitale”: è una piccola città che rappresenta bene il paesaggio urbano della Pianura Padana e dove è possibile trovare trattorie con cucina tipica e casalinga per davvero. Buon viaggio



lunedì 13 maggio 2013

PAROLA DI ROMPISCATOLE


Ogni tanto capita di partecipare a delle riunioni indette dai tecnici e dagli allenatori della squadra sportiva dove il mio figlio primogenito milita.
E' capitato anche di recente e all'ordine del giorno c'era, tra gli altri argomenti, anche "la questione convocazioni".
Già detta così c'è da preoccupasi, perchè se alla soglia dell'adolescenza emerge una "problematica" di convocati sì-convocati no, significa che nell'aria c'è puzza di isteria.
Ascoltando le argomentazioni genitoriali si capisce quanto questi bambini mai cresciuti che sono alcuni adulti, mentano sapendo di mentire. 

Così anche trattando un'altra questione, decisamente più importante, di ripetuti furti perpetrati all'interno degli spogliatoi, è facile osservare come i genitori si impegnino pervicacemente a guardare il proprio ombelico preferendo mettersi le fette di pallone sugli occhi piuttosto che confrontarsi apertamente.
Maleducazione, ignoranza e alienazione la fanno da padrona.

Parola di rompiscatole.


domenica 12 maggio 2013

LAVORARE STANCA


Nella TV degli albori c’era una grande professionalità. Impegno, capacità, voglia di sperimentare, studio, lavoro, etica. Queste le porzioni che compongono una professionalità.
Se sgarravi eri fuori, a meno di pentirsi, un po’ come accade nel sacramento della riconciliazione… Rimanere nei binari era una Regola, non un optional. TUTTI bisognava rimanere nei binari, nella vita familiare come in quella pubblica. Bene o male il meccanismo funzionava e teneva in piedi la società.

Il meccanismo a un certo punto della nostra storia è saltato e ora “non c’è più religione”. Non prendetemi in giro… chi vuole capire il senso ha capito, chi no, mi spari pure: si mente con una facilità imbarazzante; al lavoro onesto e alle competenze si preferisce seguire l’onda del “così fan tutti”, maschi e femmine. Non ci sono più freni inibitori, linee guida, rierimenti forti sicuri. I governanti si fanno pagare case e vacanze senza nemmeno saperlo…(sich!). I Capitani di vascelli abbandonano le navi e gli armatori scaricano il barile (altro sich!).
Nessuno ha voglia di assumersi responsabilità e chi si permette un'obiezione viene bollato come moralista e bigotto. Ma sfido ad andarsi a cercare la definizione di morale e di etica…
Tutto è lecito e tutto è concesso: contenuti abbruttenti triti e ritriti. Studiare è faticoso. Lavorare anche.

Ecco forse la chiave di lettura.





martedì 7 maggio 2013

Swing Time - Rogers and Astaire


Due minuti e 27 secondi di brio dedicati a tutti noi e in particolare ai superman tristi e anonimi (o anonimamente tristi...)!





lunedì 6 maggio 2013

SUPERMAN


Ho visto Superman piangere. Di nascosto. Da solo. L’ho visto perchè quella notte non riuscivo a dormire e mi sono affacciata alla finestra. Non c’era in giro nessuno. Lui piangeva di nascosto perchè è Superman ed è un fumetto. Noi possiamo piangere in pubblico e dire anche il perchè.





domenica 5 maggio 2013

L' OMBELICO


Il fatto che l'ombelico sia posto nel mezzo della nostra pancia non credo che sia per far sì che il nostro sguardo cada sempre lì.

Vivere è complicato ma offre anche spundi di soddisfazione, a patto di distogliere lo sguardo dal nostro ombelico e guardare più lontano.


martedì 30 aprile 2013

GENERAZIONE BOOMER


Generazione ‘boomer’ convenzionalmente quelli nati tra la fine della seconda guerra mondiale e la metà degli anni ’60.

I figli del ‘boom’ economico.

Ci sono dentro in pieno e con me molti di voi; tra i 45 e i 65 (di taglia e di età)... Tra i primi e gli ultimi un abisso: chi ha potuto raccogliere e chi arranca, chi è andato sulla Luna e chi circolava con la 127 a domeniche alterne: si capisce che la prospettiva cambia.

Il mio interesse si insinua nelle pieghe: chi è cresciuto credendo nel futuro e nella meritocrazia, nell’equazione studio-lavoro-guadagno-vita felice, e chi invece si esprime a fatica (non col verbo ma con la vita).

Oggi a 50 anni si è ancora ‘ragazzi’, molti devono ancora trovare la propria strada: ma è un insulto o un complimento? Boomer, la generazione che ‘può tutto’, ‘ritoccata’ tutti belli e lisci lisci, in crociera o in discoteca; nuove mogli e freschi  -o rinfrescati-  fidanzati, taccazzi e sorrisi smaglianti (le smagl…
gliature però riescono sempre a essere genuine…eh eh eh…).

A noi donne ci hanno pure detto che possiamo ancora produrre figli a 50
anni.

Mi avevano regalato un libro che tratta questo tema, un saggio
americano. Prima non sapevo di essere una ‘boomer’, credevo solo
di essere Silvia perché a mio padre piaceva la poesia; pensavo che la mia vita sarebbe stata simile a quella dei miei ‘matusa’ e avevo un certo tipo di
aspettative, ad esempio quelle di un mondo infinito.
Quando mai ho
letto quel libro! Fantastico e rivelatore: ma non tutte le rivelazioni, si sa, vanno via lisce.
Noi boomer non abbiamo conosciuto la guerra e non siamo capaci di fare provviste, eterni Peter Pan dal cuore grande così.

Abbiamo bandito il DDT. Forti aspettative su di noi e grandi possibilità.
Ma poi…?
Poi arrivano gli ‘X’ e gli ‘Y’ e gli ‘Z’.

E la vita continua.


martedì 23 aprile 2013

QUELL'ARIA NUOVA


Quando mi regalarono "la recherche", nella traduzione di Natalia Ginzburg, quasi mi venne un colpo: tutti quei tomi, di non meno di quattrocento pagine scritte fitte fitte e senza figure?!...
Mi domandai se portessi mai essere in grado di trovare la voglia, il tempo, la sedia giusta; mi chiesi anche il motivo per il quale tale dono mi venne fatto, perchè dell'opera di proust io mi ero fata un'idea molto impegnativa.
Che fosse una lettura da esibire?

Lasciai languire i volumi per qualche tempo indaffarata com'ero a vivere "concretamente" la mia giovane età, tra studi, amori, nuove case, nuove città, amici, lavori ed esperienze varie, e quasi, della ricerca me ne dimenticai. Ma i libri, si sa, sono duri a morire e hanno una capacità fenomenale di non dare mai fastidio: dove li metti stanno e non si lamentano mai, nemmeno se li dimentichi per anni accatastati tutti storti; inoltre non fanno differenze: il mio Proust è stato a lungo vicino a un volumetto di Liala (e chissà quante cose si sono raccontati...).

Poi, una bella volta ho aperto un volume a caso e da allora non ho più smesso. A volte leggo tutto di un fiato, sottolineo, scrivo appunti, altre volte, invece solo qualche riga.
Poi magari passano settimane o mesi nel silenzio, ma le parole lette capisco che non sono vane. "Se il ricordo fa respirare aria nuova, è nuova perchè è un'aria già respirata un'altra volta".
Mi capita, in certi frangenti, quando bevo una tazza di the di ritrovarmi nella descrizione delicata che fece l'autore; cosi' come, allo stesso modo, riaffiora la signora Cambremer quando spiega che "ho orrore dei tramonti, fa romantico, fa melodramma. Per la stessa ragione detesto la casa di mia suocera, con le sue piante del Mezzogiorno: vedrete, sembra un parco di
Montecarlo"

... A me, invece i tramonti piacciono molto.






giovedì 18 aprile 2013

BAMBINI FORTUNATI


Sono a contatto costante con tanti bambini: gli amici dei miei figli,
i compagni di scuola, di gioco, di sport, di catechismo, di vacanze;
bambini di diverse estrazioni sociali e culturali.
Bambini figli di ricconi o no, d’intellettuali, d’immigrati, di disoccupati. Comunque sia questi bambini hanno tutti accesso a possibilità un tempo impensate; ad esempio tutti mangiano tutti i giorni; tutti vanno a scuola e sanno leggere e scrivere, tutti possono frequentare attività ricreative o
sportive secondo le possibilità e dell’accessibilità. Quasi tutti possono concedersi qualche giorno di vacanza con i genitori o in colonia.

...Ma ho notato una caratteristica che mi ha inquietato molto:
questi bambini non conoscono il mondo inteso come posto abitato da esseri viventi.

Questi bambini sanno un sacco di cose, tutti guardano la tv e attraverso di essa possono raggiungere tutto il mondo e tutte le notizie del mondo ma questo mondo non sanno di cosa è popolato. Non distinguono l’insalata dalla gramigna; i lamponi li confondono con i lampioni e non ne conoscono il profumo perché quelli che trovano al supermercato oramai il profumo, lo hanno smarrito.
Non conoscono gli animali, complice anche il fatto che non ci sono più Zoo se non in condizione di eccellenza (Londra, Berlino, Zurigo.)

I bambini (tanti) che io conosco non sanno perché i gatti
muovono la coda e perché lo fanno i cani. Se proprio lo vogliono sapere, possono cercare su internet.
Non sanno che le feci delle mucche si chiama letame e non sanno a cosa serve. Fa solo schifo.

Non so perché ciò sia accaduto e non voglio nemmeno dire che l’epoca della mia infanzia fosse più semplice. Mi limito a constatare che i bambini non sanno che il mondo è abitato da zanzare che non mordono bensì pungono.

Come mamma spero che tutte le mamme facciano toccare un’ortica e annusare una rosa ai loro bambini e raccontino loro che i gatti fanno le fusa non perché hanno la rogna.

Eppure i bambini di oggi si dicono, e probabilmente lo sono, fortunati.


VITA DA ADULTI


Trovare spazi tutti e solamente per se stessi, nell'arco della giornata, a volte a me pare un'impresa ciclopica, e anche quando sembro andarci vicino interviene qualcosa a rovinare la festa e la siesta. Quando si hanno dei bambini festosi che "razzolano" per casa, ad esempio, è molto difficile riuscire a estranearsi, anche perchè le probabilità che ti piombino nel bel mezzo della lettura o dell'ascolto ispirato della tua musica preferita, sono altissime.
E quando suona il telefono? 
E quando suonano alla porta?
E quando, una volta riuscita a liberarti dei deliziosi mocciosetti metti a palla
il tuo brano preferito e il marito chiede di abbassare il volume dello stereo?

...Voi come fate a rilassarvi? Mangiate?
guardate la tivù, correte, camminate, uscite...

Quando riuscite a ritagliarvi un momento tutto per voi?
Come lo difendete?

Accettasi consigli utili e pratici oltre che la condivisione della condizione di una vita da adulti...

A me viene
in mente Paolino Paperino e la sua vita con i nipotini...

lunedì 8 aprile 2013

SUPERMA-M


La  figura che del circo più mi affascinava era quella dell’acrobata che sembrava vincere la forza di gravità senza la minima fatica, volteggiando libero e potente. Suggestiva era la fine della prova quando l’acrobata si lasciava cadere sulla rete di salvataggio, come un abbraccio morbido e salvifico piroettando con grazia.

Ebbene, decenni dopo mi torna alla mente questa atletica figura capace di salti mortali doppi e tripli, sempre sorridente e sicura delle proprie azioni, che vola senza ali libera nell’aria.
A lungo, negli anni, immaginavo la mia vita come una piroetta volante, leggera portata dal vento.
~
Ogni persona ha il suo destino: c’è chi si sposa, magari una volta sola nella vita e chi ci ritenta innumerevoli volte; qualcuno non si sposa mai; altri si impegnano per diventare scienziati, i più studiano in attesa di miglior soluzione. Ci sono persone che amano stare all’aria aperta e altre che si alimentano dell’odore della polvere egli archivi sotterranei; c’è chi ha il pallino della tecnologia e chi coltiva patate, o riso, o alleva maiali, vitelli, galline.
I più spirituali si abbandonano tra le braccia di un Dio misericordioso e misterioso.
Ma alle donne va diversamente. Sempre.
Perchè oltre a tutte queste varietà di opzioni di destino, c’è anche quella della maternità.
Si intende che non tutte le donne saranno madri e nemmeno tutte desidereranno esserlo, ma è una possibilità che solo il genere femminile può vantare: diventare madre. Il che significa, in quattro striminzite parole: “NON AVERE PIU’ TEMPO. Perchè una madre, mentre rimane una donna uguale a prima, con braccia e gambe numericamente immutate, deve imparare in fretta a fare le moltiplicazioni; o megio, a moltiplicare se stessa.

Ecco allora che il seno non è più solo un oggetto erotico ma diventa un autogrill aperto 24 su 24; le braccia e le mani continuano a lavare, stirare, cucinare, guidare... ma mentre compiono tutto ciò, accarezzano, cullano, consolano, cambiano pannolini e spingono carrozzine, disinfettano ciucciotti. Naturalmente non possono dimenticarsi del marito ove questo esista.
Quando una donna diventa madre si ritrova anche a doversi gestire il parentado che magari sino ad allora era riuscita ad evitare. Vuoi non invitare le nonne? E gli zii? Impossibile lasciare all’oscuro gli zii che saranno sempre prodighi di consigli e peluches sovradimensionati o abiti immettibili.
Intanto ci sono le notti insonni, i rigurgiti, le visite di controllo, le questioni burocratiche e gli asili nido.

La tua vita di prima è partita per un lungo viaggio intorno al mondo e non saprai mai se tornerà...

Quando io divenni madre persi il vizio del fumo. Non per virtù, ma per macanza di tempo.
Poi c’è dell’altro. Molte donne desiderano impegnarsi diversamente oltre che in  casa e in famiglia: dal volontariato al lavoro ricompensato; e tutte queste attività richiedono impegno e passione.
Ma come fanno? Qualcuno si chiede.. Provate a chiedere loro ove trovano l’energia, la forza, la volontà, il coraggio...! Tuute prima o poi vi confesseranno che...”vorrei del tempo tutto per me”; e con “tutto per me” intendiamo tutto e non che mentre ci concediamo un bagno caldo o una seduta dal parrucchiere, dobbiamo risolvere problematiche altrui..! Ma, riusciremo, noi donne,  a farci un bagno in santa pace?
...Ma sì che ci riusciremo!
Perchè le donne sono piene di risorse, fiduciose e acrobatiche, supermaM.
Le donne pescano in un pozzo che cela risorse impensabili e incomprensibili a ogni altro essere umano: per decifrare il potenziale di queste risorse bisogna essere una donna.
Non c’è niente da fare.


mercoledì 20 marzo 2013

LINGUAGGI NON VERBALI: LA VOCE DEL CLACSON


Sono un’appassionata dei linguaggi non verbali: l’idea di capirti in silenzio mi appassiona, la possibilità di mandarti a quel paese utilizzando le rughe della fronte, anche… e l’eventualità che un paio di spalle possano mormorare: “mi piaci”,  mi fa impazzire.
…Ma non avevo considerato di essere un animale metropolitano che si muove nelllo spazio ristretto di una gabbia popolata da milioni di animali come me.
Ho assistito a un litigio memorabile:
-          “poo!”
-          “popoooo!!”
-          “Po!!! Po!!! Pooooooo”
Una lite furibonda. Sono rimasta senza parole.
Erano due automobilisti improgionati nei loro autoveicoli che si lanciavano insulti per una questione di precedenza.
Geniale.
Ora non si scende più dall’auto e ci si insulta: basta un clacson a più frequenze.
Se fossi un sociologo ci scriverei un libro. Se fossi un genio. Pure.

Allora ho pensato a lui:
“Un automobilista pericoloso e’ quello che vi sorpassa malgrado tutti i vostri sforzi per impedirglielo”.
-Woody Allen-

lunedì 18 marzo 2013

I bambini non devono sapere che si muore. O forse sì, ma solo nei film e nei videogiochi. (di Marco Lodoli)



I nostri bambini hanno una grande dimestichezza con il principio di distruzione: già a sette, otto anni hanno alle spalle una buona carriera di accoppatori di zombie, mostri, poliponi, brutti ceffi, tutti regolarmente liquidati da raffiche precise sparate nel videogioco. Loro stessi, come del resto accadeva da bambini anche ai loro fratelli maggiori e ai loro padri, spesso “muoiono”, perché colpiti a tradimento dal nemico di turno.

“Mi restano ancora sette vite”, garantisce mio figlio come un gatto, e riprende la sua battaglia immaginaria. E’ il gioco delle parti, una finzione teatrale in cui si ammazza e si crepa senza mai soffrire. In questi giorni, però, mi sono chiesto se i bambini devono avere un contatto reale con la malattia e la morte, o se non è il caso di intristirli inutilmente. Una zia sta male, e poi sta peggio, e viene ricoverata in ospedale o in clinica, smagrisce, tossisce tremendamente, la luce brillante del suo sguardo si opacizza, la sua solita allegria si spegne poco a poco. E poi, una notte, muore. C’è la camera ardente, i fiori attorno alla bara, e nella bara il corpo senza più vita, il cadavere – oh, che parola orribile. Ci sono gli amici di sempre, i parenti adulti, qualcuno piange, gli altri fuori parlano a voce bassa, ricordano, sospirano. E i bambini non ci sono, perché sono piccoli, innocenti, spensierati, perché non è il caso di farli incupire, di spaventarli. Non devono sapere che si muore, o forse sì, ma nei libri, nei film, nei videogiochi, dove si possono ancora sistemare le cose, dove nulla è veramente reale.

Il bambino deve sapere tutto, l’inglese, lo spagnolo, la musica, deve frequentare la scuola calcio, il judo, la piscina, deve migliorare, crescere, attrezzarsi per un futuro sempre più incerto: ma non deve sapere nulla della morte. Povera stella, lo vogliamo far piangere per zia? Non è meglio che se la ricordi simpatica e splendente, mirabilmente viva? E’ una rimozione profonda, la perdita della dimensione metafisica, assoluta, verticale: senza il contatto con la morte, la vita può confondersi, perdere la giusta valutazione degli eventi, imbrogliare la gerarchia dei valori. Credo che l’assunzione interiore dell’idea della morte non peggiori l’esistenza, tutt’altro, rende prezioso ogni giorno, ogni momento, abbassa ogni presunzione e ogni superbia, ci fa sentire parte della grande famiglia dei viventi – esseri umani, animali, alberi – destinata goccia a goccia a svanire e a ricrearsi.

Chi ha visto e capito la morte, ama la vita, perdona, avverte l’unità del tutto, l’energia che ci lega e ci slega. Il bambino che non ha visto, l’adolescente che non ha meditato, hanno perso un’occasione per avvicinarsi di più al senso ultimo dell’esistenza. Se viviamo nella distrazione, moriremo nell’insensatezza.
18 marzo 2013