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lunedì 29 luglio 2013

IN CONTINUA RIPARTENZA


Non pensavo fosse così impegnativo conoscere se stessi.
Non avrei mai creduto di dovermi "imparare" da zero.
Se mi avessero predetto che avrei dovuto fare amicizia con "una me", non lo avrei mai creduto.
 
Sono Silvia, proprio quella silvia, quella persona che è morta tante volte e tante volte è rinata.
La vita mi ha riservato la grazia di ripartire da una landa desolata, da un'area dismessa, inseguita da un albero che non mi molla mai....
 
Mi sto ri-scoprendo, eppure ho sempre abitato in questo corpo, mi sono sempre nascosta tra i capelli e le persone non mi hanno conosciuta e io ho compreso molto poco; forse i Sufi mi hanno spiegato un orizzonte nuovo. Chissà.
Sto imparando a incontrare ciò che non sapevo di avere: un tesoro di vita. Ora che la vita è tornata vorrei creare il dipinto più suggestivo che sia mai stato fatto in onore di una vita ritrovata.
 
 
Silvia, luglio 2009

DIMENTICATI



 


Queste immagini le ho scattate a Krakòw e riguardano il ghetto, un quartiere che risente ancora moltissimo dell'abbandono seguito alla persecuzione del 1939-40. In quell'occasione furono deportati 86.000 ebrei che non fecero mai più ritorno. Una targa,poco lontano da queste foto ricorda quesi tragici eventi.

Il quartiere, un tempo molto popolato, è rimasto in stato di abbandono pressocchè totale sino ai primi anni '90 quando venne in questi luoghi girato il film di Spielberg: "Schindler's List. Il grande evento mediatico (due premi Oscar) ha acceso un lumicino nel quartiere che piano piano ha cominciato a ripopolarsi e a recuperare qualche immobile. Ripopolarsi...oddio, è una parola impegnativa; diciamo che qualcuno vi abita.
L'aspetto complessivo è più da bassofondo che da quartiere borghese quale era un tempo.
Gli edifici, anneriti dal tempo, presentano stati di incuria per noi impensabili: serramenti vecchissimi, consumati, rotti (ma d'inverno come fanno, col freddo che fa?), murature cadenti, portoni squasciati, come documentato dalle immagini. La maggior parte dei palazzi sono abbandonati e tranne due, tre finestre oscurate da squallide ptendine sintetiche, tutto tace.
Tutto rotto, annerito, svuotato di senso, come se non importasse niente a nessuno del luogo in cui vive.
Se ci si apposta fuori dalle numerose sinagoghe durante il Shabbat alla fine del rito, è possibile vedere capannelli di uomini con in testa la kippah dileguarsi. Non vi è presenza di donne tra loro. Di sabato non ti fanno entrare.
Le immagini sono in bianco e nero, come il giorno in cui sono venuta qui e pioveva, con 12 gradi e il cielo grigio: come gli intonaci, i mattoni, le strade, le lapidi dei morti dimenticati.

Speriamo che il tempo e l'operosità umana ripristini -oltre agli intonaci- anche il senso della vita.

domenica 28 luglio 2013

UNA VITA ANCOR PIU' LONTANA


  


                  Foto



...Ma, a sorpresa, a spezzare il cuore, ecco lungo la strada
alle spalle di questi villaggi
delle autentiche rovine.

Di senso e di sensi.

Agglomerati che rinchiudono decine di migliaia di persone alla volta in contesti urbani o agricoli altrimenti bucolici, esprimono con decisione la loro essenza totalmente priva di significato (se mai ne abbiano avuto uno); luoghi-non-luoghi che sopravvivono gementi e sempre più cadenti, come un'infinita agonia. Non è possibile nemmeno chiamarle periferie, perchè non lo sono: compaiono ovunque,
come fiori ormai appassiti.
 

sabato 27 luglio 2013

UNA VITA LONTANA


Affascinanti e inquietanti al medesimo tempo. In mezzo a una fitta foresta di conifere e betulle, queste casette completamente di legno evocano epoche lontane. Alcune in stato di abbandono sembrano abitate da fantasmi; altre mi fanno pensare a Hansel eGretel.
Sono riuscita a entrare in una di esse e ho trovato una casupola tutta di legno, semplice se non dimessa, poche cose, arredi essenziali e non certamente da grandi magazzini: direi piuttosto autocostruiti.
Panni stesi a un filo teso nel corridoio di ingresso.

Un'altra vita, una vita lontana.



venerdì 5 luglio 2013

QUESTIONE DI PIEGHE


Gente che va, gente che viene, tutti di fretta e indaffarati come si conviene al giorno d'oggi.
...E anche nervosetti, haimè!

Facilissimo imbattersi in insulti, gestacci e parole inopportune, soprattutto se si è in coda: alle poste, alla stazione, al supermercato, in auto.

Ma se vi dicssi che un signore che ho quasi investito in bicicletta mi ha sorriso divertito commentando l'abilità della mia manovra "perfetta" per evitare di travolgerlo?

Cosa direste?

...Io gli ho risposto con un sorriso grande così e la mia giornata ha preso tutta un'altra piega, decisamente più luminosa!


mercoledì 3 luglio 2013

SULLA CRESTA DELL'ONDA


Ci si immagina che il nostro barometro di senso e di scopo dipenda dagli altri; da come gli "altri" ci perpepsicono. A me pare una tesi sbilenca, una tesi "panacea", per giustificare certi rospi che si è dovuti inghiottire sine qua non...
E se imparassimo ad accettarci anche senza scuse?

Conosco persone che misurano il proprio appeal dal consenso altrui e dalle conquiste effettuate...
A VOI SEMBRA SENSATO? CONSISTENTE? VENDIBILE?
E se misurassimo la nostra esistenza dal nostro "tran-tran?
Dalle nostre capacità di "quagliare"? dalle nostre possibilità di confrontarci e di metterci sul "mercato"? Vincitori e vinti.
Insomma, tutti si fa fatica a farsi apprezzare per-quelli-che-si-è.... o tocca solo a me?
Ma un po' di senso critico e di rsponsabilità, credo non danneggi più di tanto.

 
Detto tra noi: ne ho piene le scatole di presunti genii incompresi.

Punto e a capo. A ognuno il suo.