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martedì 12 febbraio 2013

TUTTI UGUALI


Saranno anche ricordi vetusti e conseguentemente appannati, ma io ricordo, da bambina, tanti  anni fa, che il tempo di Quaresima scandiva ritmi e modi di vita differenti dagli altri giorni; differenti non perchè si dormisse meno o di più e nemmeno diversi nell’ordinario tran tran dell’andare a scuola, al catechismo, a fare la spesa con la mamma e aiutarla nelle faccende domestiche.
Con l’arrivo del tempo di Quaresima, qualcosa nelle nostre vite cambiava. A partire dalla dispensa.
A noi piccini era risparmiato il digiuno integrale del venerdì, ma non erano ammessi sconti in tema di caramelle, feste e ‘leggerezze’: niente carne,  niente dolcetti dopo il pranzo e la già ridotta televisione si stringava ancor più del possibile, ma a vantaggio delle relazioni umane. 
Per chi compiva gli anni in questo periodo la festa era ‘morigerata, ma non ricordo tragedie e mortificazioni, del resto la Quaresima ogni anno cambia tempo per cui la privazione della festa non ‘colpiva’ sempre le stesse persone: se capitava a te, era la fatalità, ma andava bene lo stesso. Piccole cose, minuscole rinunce, evidentemente, “fioretti”, allora si chiamavano, ma io ricordo che le ‘chiacchere’ venivano ritirate dai negozi e le nonne molto lige a riguardo: il vino scompariva dalla tavola degli adulti. Nel ricordo infantile non c’è traccia di sofferenza nella rinuncia alla carne o ai piatti luculliani della domenica e il rosario delle tre del pomeriggio (sempre di venerdì) era,  per noi bambini, una  curiosità da condividere per educazione; una mezzoretta durava il consesso, ma aiutava a sentirsi coesi in un cammino che si sarebbe poi concluso, settimane dopo, con la gioia della Pasqua:  ulivi, palme, fiori, colombe, uova e belle giornate di sole.
Fatico oggi, tanti anni dopo, a trovare tracce nel vivere comune, di questo cammino il cui percorso sembra essersi confuso in un marasma di offerta senza limite e senza tempo. Giustamente siamo più liberi di scegliere e stiamo imparando che il buon Dio ci ama lo stesso anche se non diciamo il rosario e se non ci limitiamo nei pasti del venerdì, ma sinceramnete i giorni appaiono tutti uguali e non riconosco più le stagioni.
Mi pare addirittura che le ali delle rondini, così vive nelle poesie che arrivavano per Pasqua, siano rimaste incollate ai libri di mille anni fa.

2 commenti:

  1. Quando ero piccolo io credo più tempo di lei, signora, la nonna faceva le frittelle il giovedì grasso e via... Il sabato grasso in giro con la mascherina e via...la domenica a confessarsi per aver mangiato le frittelle. immagini un po lei quali erano i tempi! Saluti P.

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    1. Buongiorno P.
      I tuoi tempi erami probabilmente simili ai miei... con un io poco misericordioso e molto castigamatti...
      Le rinunce a cui mi riferisco non mi riesce di leggerle -oggi- come scelte mortificanti del buon vivere, ma come piccole rinunce per valorizzare l'essenziale.
      Silenzio, meditazione, lavoro e morigeratezza non mi riesce di leggerli come mortificazioni in opposizione ad atteggiamenti sprezzanti e ingordi, di risa grasse e abbuffate di presunti piaceri.
      Il tempo di Quaresima è in realtà un percorso che incontra la primavera. Primavera dei sensi, delle intenzioni e degli atteggiamenti del cuore e non della dispensa o del guardaroba. Ciao P. Scivi ancora!

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